Nei secoli XVI e XVII la Sicilia si trovò in prima linea nella grande contesa che contrappose l’impero spagnolo a quello turco. Il Mediterraneo era battuto da una ininterrotta guerra di corsa e la Sicilia subiva gli assalti dei pirati barbareschi di Tripoli, Tunisi, Algeri e Orano, che spargevano il terrore, razziando non solo le cose, ma anche uomini e donne da vendere schiavi sui mercati di Creta (“mamma li Turchi!”, “mi sono visto preso dai Turchi”, sono ancor oggi espressioni forti e colorite del parlare siciliano). Per far fronte a questi attacchi, da parte siciliana si allestì un capillare sistema difensivo. Tra il 1535 e il 1543 il viceré Ferrante Gonzaga fece costruire o riattare una lunga catena di torri costiere, situate in posizioni che non solo consentissero un’ampia visuale sul mare prospiciente, ma che li mettessero anche in condizione di comunicare tra di esse e con gli abitati appollaiati sui colli dell’entroterra, mediante l’accensione di fuochi durante la notte o la produzione di grandi fumate durante il giorno. La costanza degli attacchi induceva i difensori al costante perfezionamento del sistema di difesa. Di altre torri ordinò la costruzione il viceré J. de Vega fra il 1549 e il 1553; altre ancora furono erette verso la fine del secolo, ad opera dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani, incaricato di sovrintendere alle fortificazioni dell’isola.
I resti più o meno ben conservati di questo sistema di torri costiere sono ancor oggi visibili in vari punti della costa siciliana. “Torrazzi d’arenaria e malta ch’estellono i lor merli di cinque canne sopra gli scogli, su cui infrangonsi di tramontana i venti ed i marosi” (Consolo). Ma ci sentiamo di affermare che, per lo stato di conservazione, per il contesto naturalistico in cui si inserisce, per l’armonia di naturale e artificiale che realizza nel suo ergersi dagli scogli in forma di perfetto parallelepipedo, la più bella fra le torri costiere siciliane è la torre di Gliaca, detta anche delle Ciaule, per l’assidua presenza delle taccole (corvus monedula). Progettata dal Camilliani nel 1584 su incarico del viceré Colonna, fu elevata sotto la direzione di Vincenzo Dente, primo duca di Piraino. Deliziose le spiaggette che la orlano ai lati. Attualmente è purtroppo inaccessibile per il rischio di crolli e smottamenti e necessita di urgente restauro.
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